Originariamente pubblicato sul profilo Facebook di Emanuele Galesi.
Una cosa che nessuno ha ancora spiegato è perché si debbano convertire i treni che viaggiano sulla Brescia-Iseo-Edolo con mezzi alimentati con celle a idrogeno, che costano oltre 11 milioni l’uno e che presentano diversi problemi tecnici e logistici (sono molto lunghi, accelerano poco). Attorno a questi treni, andrebbe costruita una rete di produzione, stoccaggio e trasporto dell’idrogeno che coinvolge Brescia e l’inceneritore di A2A, Iseo e una centrale idroelettrica della Valcamonica.
Nessuno l’ha spiegato, eppure di questo progetto, detto “hydrogen valley” o “H2iseO”, e portato avanti da Ferrovie Nord Milano-Regione Lombardia, se ne parla e se ne scrive con regolarità come se fosse cosa fatta, necessaria, utile. Ma non è una cosa da poco: vale circa 300 milioni di euro da pagare anche con il Pnrr, il famoso piano con cui ci dovremmo costruire il futuro.
Ci sono alternative, per la tratta ferroviaria? Sì. Sono state esaminate? Non si sa. Produrre idrogeno ha senso? Sì. A qualunque costo e per qualunque scopo? No. Quale sarebbe la strategia dietro a tutto ciò? Siamo in attesa di saperlo.
Sul numero 19 dell’Essenziale, in edicola questa settimana fino a venerdì 25 marzo, ho messo in fila i dubbi sulla valle dell’idrogeno (qui il link per abbonarsi, in caso: ). Questo gas viene usato come se fosse una formula magica per accedere al futuro, ma ora come ora porta con se molti vizi del passato (e del presente).