Bentornate (o forse no) prove scritte per la maturità 2022. I ragazzi che stanno concludendo la scuola secondaria di secondo grado – 149 istituti interessati solo a Brescia e provincia – per aggiudicarsi il diploma dovranno sostenere due prove scritte e un colloquio orale. In particolare, nelle ordinanze del ministro Patrizio Bianchi per l’esame di Stato 2022 sono previste due prove scritte in presenza, cioè il tema di italiano e la una seconda prova di indirizzo, e un colloquio orale, che può essere svolto in videoconferenza solo in casi particolari.
Si comincia il 22 giugno 2022, alle 8.30 con la prova scritta di italiano. Un tema uguale su tutto il territorio nazionale, sette tracce e tre tipologie di elaborato tra cui scegliere.
- Analisi e interpretazione del testo letterario.
- Analisi e produzione di un testo argomentativo
- Riflessione critica, di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità.
Si prosegue il giorno successivo, il 23 giugno 2023, con la seconda prova scritta. Argomento? Una disciplina tra quelle caratterizzanti il percorso di studio. E chi sceglie? Le singole commissioni d’esame. Commissioni così composte: sei commissari interni e un presidente esterno.
Si chiude il cerchio – e l’ansia degli studenti nella maggior parte dei casi – con il colloquio orale. Colloquio multidisciplinare che comincia con l’analisi di un materiale scelto dalla commissione e durante il quale è previsto che lo studente, oltre a dimostrare una buona padronanza del programma affrontato, esponga una breve relazione o un lavoro multimediale.
Consegnati gli scritti, archiviato l’orale, non resta che la valutazione. Il voto finale rimane in centesimi (da 60 a 100) e la “raccolta punti” comincia ben prima del fantomatico esame di maturità. Con il credito scolastico si possono accumulare fino a un massimo di 40 punti. Con le prove scritte altri 40 punti. E con il colloquio orale – se proprio è ineccepibile, altri decisivi 20 punti.
La partecipazione ai PCTO – Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento – non è condizione necessaria per poter partecipare agli esami di maturità.
Ma gli studenti non ci stanno
Benissimo la normalità – magari – ma non solo quando si tratta degli esami.
Difficile pensare di normalizzare gli esami di maturità in una scuola italiana dilaniata da altissimi tassi di abbandono, difficoltà didattiche e psicologiche dilaganti.
Difficile pensare che tutto possa tornare come prima – e soprattutto essere percepito come tale dagli studenti in una situazione in cui il 96% degli studenti ha seguito per periodi più o meno lunghi, negli ultimi due anni, le lezioni a distanza. La tanto decantata, bistrattata e odiata DAD, la didattica a distanza, che ha acuito le disparità sociali e, in molti casi, esasperato situazioni complesse.
Gli studenti dell’ultimo anno, che dovrebbero essere attori protagonisti di questa maturità 2022, si sentono spettatori senza diritto di parola. Infatti, quella, almeno, chiederebbero al ministro e alle istituzioni che ne decidono sorti e destini a suon di decreti legge.
Gli studenti vorrebbero essere coinvolti nel processo decisionale. Chiedono, ormai da mesi, di aprire e mantenere con loro un dialogo senza preconcetti, per costruire una scuola più in linea anche con le loro esigenze.
“L’esame di Stato così concepito presentava già delle criticità importanti in epoca pre covid. Figuriamo ora. Ora che la maggior parte degli studenti dichiara di avere moltissime lacune in più di una materia e di non sentirsi sufficientemente preparati ad affrontare la maturità” sottolinea Damiano Bettega dell’Unione Studenti Lombardia.
“Gli studenti che devono affrontare la maturità quest’anno sono gli stessi che hanno vissuto il triennio più complesso possibile, senza certezze né continuità formativa. Sono gli stessi studenti che in molti casi non hanno gli strumenti – né il tempo – per prepararsi ad affrontare un esame così complesso” aggiunge lo studente.
La proposta degli studenti?
Un esame deve esserci, ma se possibile un po’ meno “pesante”. Niente prove scritte, ma un colloquio orale basato soprattutto sulla discussione di un elaborato multidisciplinare preparato dagli studenti e pensato con gli studenti.
E i docenti?
Difficile uniformare il pensiero di tutti i docenti. Ma un po’ di malumore e qualche perplessità serpeggiano anche tra chi è seduto dietro le cattedre nelle scuole superiori di tutta Italia.
Perplessità in merito alle tempistiche, non sull’opportunità e sull’utilità delle prove scritte – in particolare della prima, del tema di italiano, uno strumento fondamentale per valutare competenze importanti. La pratica della scrittura, nelle scuole superiori, non è mai stata abbandonata, con o senza tema alla maturità. Come ci conferma Alessandra Balestra, docente al liceo di scienze umane De Andrè di Brescia. “La comunicazione tardiva delle modalità di esame non aiuta; per noi docenti di italiano la prova scritta è molto importante, quindi di per sé reintrodurla nell’esame di Stato non è un problema, anzi. Il problema sono i tempi e i modi di stabilire le modalità di esame e di comunicarle a docenti e studenti”.
Infatti, se già il covid non ha aiutato, con il suo effetto estraniante e disorientante, anche i continui cambi di modalità di esame che arrivano dal ministero – anche quando la pandemia non c’era in realtà – rischiano di essere controproducenti. “In base alle modalità di esame previste, il corpo docente dovrebbe programmare percorsi di preparazione adeguati”.
Per quanto riguarda le prime reazioni degli studenti, “il loro panico è legato, soprattutto, alla sempre minore propensione dei giovani verso lettura e scrittura, complici anche l’utilizzo sempre più massivo di supporto digitali”.
Per quanto riguarda il tema, quindi, niente da ridire. Ma la seconda prova? In alcuni casi spaventa, in altri sconcerta – soprattutto in base all’indirizzo della scuole alla materia caratterizzante che si presta più o meno allo scritto. Un dato positivo che potrebbe mettere d’accordo tutti e che tranquillizza un po’ anche gli studenti meno convinti: la seconda prova, nella maturità 2022, è predisposta dalla commissione interna, cioè tarata sull’istituto interessato non calata dall’alto (cioè dal Ministero).