Parla anche bresciano il Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella Chiesa cattolica (#ItalyChurchToo), fondato ufficialmente in Italia lo scorso 15 febbraio e che si sta ora strutturando per incidere il più possibile anche sul nostro territorio. La richiesta avanzata è quella di un’indagine indipendente che, pure in Italia, faccia chiarezza sul fenomeno degli abusi sessuali commessi dal clero.
Non sarà facile, né a livello nazionale né a livello locale, ma l’obiettivo è alto e quindi il Coordinamento non demorde: “Il nostro non è un attacco alla chiesa, anzi, il contrario, è un porgere la mano per aiutarla a liberarsi questo peso, per essere una chiesa che riscuota fiducia nei suoi fedeli, non timore”, spiega il bresciano Michelangelo Ventura, del movimento “Noi siamo chiesa”, che ha aderito al Coordinamento.
Un impegno coraggioso, se si considera l’omertà che da anni avvolge questa tematica: anche nel bresciano sono emersi casi dubbi, anche nel bresciano sono stati fatti i nomi di personalità al vertice della Diocesi, ma la questione non pare proprio essere all’ordine del giorno, né dell’opinione pubblica né tanto meno del dibattito interno al clero e ai fedeli nostrani.
L’Italia si conferma così un Paese molto reticente, a differenza di quanto accaduto un po’ in tutto il mondo: dal Duemila ci sono state inchieste dagli Stati Uniti all’Irlanda, passando per Germania, Regno Unito, Australia, Belgio, Olanda, Rep. Dominicana, Cile, Argentina, Brasile… Per indagare sul fenomeno serve una commissione indipendente con il permesso per accedere agli archivi parrocchiali e diocesani, oltre che avere strumenti adatti per convincere le vittime a venire allo scoperto e testimoniare.
In Francia la Commissione Indipendente francese sugli abusi sessuali commessi dal clero cattolico (Ciase) ha pubblicato un rapporto che ha suscitato molto scalpore. In poco più di un anno ha ricevuto quasi 4000 telefonate e 2800 tra lettere ed email. I membri della commissione hanno incontrato personalmente quasi 200 vittime che hanno accettato di farsi intervistare.
In Spagna, dopo la pubblicazione di un’inchiesta del giornale El País (durata oltre tre anni e che ha portato alla luce oltre trecento casi di abusi degli ultimi 50 anni), è stata accettata la richiesta di tre partiti, Partito Socialista spagnolo in testa, di istituire la prima grande commissione d’inchiesta governativa sugli abusi sui minori commessi dal clero spagnolo.
In Italia nulla, come se il fenomeno non esistesse.
Eppure, secondo il Fatto Quotidiano del 22 febbraio di quest’anno, sebbene senza dati confermati, l’Italia sarebbe il secondo Paese al mondo per numero di accuse di abusi su minori perpetrati da sacerdoti: potenzialmente di un milione di vittime. Ma i casi emersi sono solo 360 negli ultimi 15 anni; sono quelli censiti da Francesco Zanardi, fondatore dell’associazione Rete l’Abuso, una delle realtà del neonato Coordinamento.
Sul sito www.reteabuso.org nel 2016 è stata pubblicata una sorta di mappa delle Diocesi dove sono stati attestati casi di abuso da parte di preti. Tra queste vi era anche Brescia, con tre casi dettagliati, due in città e uno in provincia.
Due anni dopo, il 24 luglio 2018, lo stesso sito pubblica una lettera di “molti sacerdoti e tantissimi laici che si stanno chiedendo se la Nunziatura Apostolica, segnalando a Papa Francesco il nominativo di Mons. Tremolada come Vescovo di Brescia e di Mons. Delpini come Arcivescovo di Milano, abbia pure menzionato il caso di pedofilia di don Galli a Rozzano (Milano) che li vede coinvolti. Mons. Tremolada ammette chiaramente, per il caso di don Galli, che lui stesso e mons. Delpini hanno sbagliato ma non hanno il dovere di giustificarsi o chiedere scusa. Il Vaticano sapeva e il Santo padre li ha promossi entrambi confermando la loro impunibilità?”.
Infine nel febbraio 2019 Rete abuso riporta la notizia della condanna dell’ex parroco di Rozzano ricostruendone per intero la storia.
Questi i casi bresciani emersi, ma Ventura non ne esclude altri: citando padre Hans Zollner, teologo a cui papa Francesco ha affidato la prevenzione degli abusi sessuali nella Chiesa, Ventura riflette: “se Zollner ha dichiarato: ‘abbiamo dei criminali fra noi perché ormai il fenomeno è chiaro, cioè che nel mondo in ogni regione tra il 3 e il 5% dei preti è un abusatore’, anche nella nostra realtà bresciana siamo propensi ad immaginare che il fenomeno sia da sempre esistito e sottaciuto; se lo sostiene un prelato interno alla chiesa vuol dire che il tema è molto concreto».
Insomma c’è bisogno di iniziare a parlare di questa questione ancora tabù, senza scontro: “non ci interessa attaccare la chiesa, vogliamo, al contrario, una commissione di inchiesta indipendente proprio perché aspiriamo ad una chiesa altra, trasparente, viva e degna di liberazione».