Campionario saltuario di cose elettorali verso le amministrative di Brescia 2023
Originariamente pubblicato sul profilo Facebook di Emanuele Galesi.
Tra un anno circa si voterà per le elezioni amministrative a Brescia e la campagna elettorale è già iniziata, dai post sui social agli articoli sui giornali, dai manifesti per strada a convegni e conferenze stampa. Ho iniziato a tenere traccia di alcuni passaggi significativi, in maniera del tutto arbitraria e parziale, infilando tutto in una cartella chiamata Loggione.
Parto dal centrodestra, che dopo la sconfitta subita da Paola Vilardi nel 2018 deve quantomeno puntare al ballottaggio. Finora è circolato il nome di Fabio Rolfi, classe 1977, leghista, assessore regionale all’agricoltura ed ex vicesindaco dell’amministrazione guidata da Adriano Paroli (2008-2013). Curiosità: se Rolfi vincesse, avrebbe la stessa età di Paroli all’epoca della sua elezione. Il problema è che non è ancora candidato ufficialmente. Forza Italia è d’accordo sul nome, ma Fratelli d’Italia temporeggia, come ha chiarito la presidente del partito, Giorgia Meloni, in un incontro in città il 28 marzo scorso: «Rolfi candidato del centrodestra per le elezioni a Brescia tra un anno? Dico che è presto». Il tema è sempre quello: la leadership della coalizione. Chi comanda tra Berlusconi, Salvini e Meloni? Mentre il terzetto viene premiato dai sondaggi, i singoli partiti sono ancora in competizione e scazzano pure (vedi Basilicata, Torino, Parma o Sicilia). «Per noi la priorità è sempre stata la vittoria del centrodestra. Piuttosto va chiesto ad altri se è anche la loro priorità o se pensano invece prima a mettere un freno alla crescita di Fratelli d’Italia», ha detto sempre Giorgia Meloni. L’impressione è che ci sarà un po’ da mercanteggiare (si voterà anche per il parlamento e per la regione, ogni posto viene pesato col bilancino) e che FdI non abbia un altro nome altrettanto forte. Intanto la Lega fa il suo (guida la protesta dell’opposizione sull’aumento delle tariffe del teleriscaldamento, organizza convegni con i commercianti (venerdì prossimo), cerca consensi) mentre Rolfi è molto attivo negli incontri pubblici. Volendo (e forse gli converrebbe pure) potrebbe fare campagna per altre mete (ancora regione o parlamento). Tornando a Fratelli d’Italia, un loro exploit a livello nazionale potrebbe trainare tutta la coalizione anche in città, ma il dato di partenza è questo: a Brescia nel 2018 il partito ha preso il 3,29%, quanto più in alto può arrivare? E, soprattutto, a scapito di chi?
Dando per scontato che non c’è un terzo polo che può aspirare al ballottaggio, ma magari sarò smentito, dall’altra parte c’è il centrosinistra che arriva da dieci anni di amministrazione. La parola d’ordine è continuità, tanto che al segretario cittadino del Partito Democratico, Tommaso Gaglia, piacerebbe assai che venisse cambiata la legge sul limite ai mandati dei sindaci dei medi e grandi comuni per ricandidare Emilio Del Bono (56 anni). «Sarei contento se si potesse ricandidare Del Bono, visto che è stato ed è un sindaco eccezionale», dice Gaglia (Corriere della Sera ed. Brescia, 3 aprile). Siccome è difficile che la legge cambi, Gaglia dice anche questo: «Noi dem stiamo iniziando un percorso di condivisione partendo dalla soluzione interna alla maggioranza in Loggia: va valorizzato chi da anni lavora per il bene della città». Nomi: soprattutto Federico Manzoni (40 anni, assessore alla mobilità) e Valter Muchetti (55 anni, assessore al Commercio), ma non voglio eccedere nel nomificio.
Casualità: Rolfi, Manzoni, Muchetti e Del Bono sono tutti e tre di novembre, ma solo i primi tre sono dello scorpione.
Laura Castelletti, invece, è nata nel mese più bello, settembre, e da un paio d’anni almeno si sente rivolgere sempre la stessa domanda: si candida a sindaco o no? Ci ha già provato, non le è mai andata bene, ma nel 2013 è stata l’ago della bilancia, schierandosi al ballottaggio con Del Bono, e da allora ha costruito un tandem a suo modo funzionale. Ok, ma si candida? «Non è nei miei programmi, ho altri progetti fuori dalla politica dopo questa esperienza» (Giornale di Brescia, 3 aprile 2022). Quindi è un no. E chi dovrebbe farlo? Niente nomi, ma due indicazioni: età e preparazione. «Non serve avere sessant’anni: a 35-45 anni se hai già amministrato l’esperienza ce l’hai». Oltre alle considerazioni personali di Castelletti, se ne possono aggiungere un paio: perché dovrebbe anche solo immaginare di candidarsi, se il segretario del principale partito della coalizione vedrebbe bene un terzo mandato dell’attuale sindaco? Dopo due mandati da vice, come minimo bisogna essere la prima scelta, secondo me (ma forse è perché sono della vergine). Altro punto: perché il Pd dovrebbe consegnare la candidatura a una figura esterna al partito?
Ok, ho finito. Qui dal Loggione per il momento è tutto, vediamo come prosegue lo spettacolo.