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Se Vittorio Sgarbi viene a Brescia e, con la scusa della consegna di un quadro di Ceruti alla pinacoteca Tosio Martinengo, si permette di propinarci le sue solite baracconate su covid e mascherine (ne abbiamo parlato qua: ), senza rispetto alcuno per ciò che abbiamo vissuto da quando è scoppiata la pandemia di coronavirus, di fronte agli sguardi ammirati delle istituzioni compiacenti, allora io posso prendere il suo quadro e applicargli una bella mascherina ready made.
Sono bastati pochi istanti e pochi euro, giusto il costo del biglietto, oltre a una versione appena più moderna della colla vinilica. Non me ne vorrà il gentiluomo ritratto, il disturbo è temporaneo. Anzi, più lo guardo, più mi sembra che questa piccola protezione gli doni.
Di fronte all’installazione, un critico d’arte ha subito prodotto un piccolo testo che donerà alla pinacoteca e al Comune, a imperitura memoria: “Nel segno di una buberiana reciprocità dialogica, l’opera e la mascherina si pongono in dialogo con lo spettatore, in un cortocircuito gestaltico che trasmuta significante e significato, aprendo nuove prpspettive epistemologiche”. Non posso che condividere! Evviva la cultura, evviva l’art€!
(Ps in pinacoteca ci si riferisce al quadro di Giacomo Ceruti come al “quadro presentato da Sgarbi”. È un interessante spostamento semantico, dal Pitocchetto al …?)