Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul profilo Facebook di Emanuele Galesi.
Il bollino che vedete nella foto si riferisce alla rete di teleriscaldamento di A2A. Heating sta per riscaldamento, cooling per raffrescamento. 100% green vuol dire prodotto al 100% da energie rinnovabili, o almeno lo lascia intendere. Però sappiamo bene che a Brescia la quota di materie prime rinnovabili non è 100%, dato che mediamente, nel corso dell’anno, il 70% dell’energia deriva dall’incenerimento dei rifiuti e il 30% dal gas. Una percentuale, quest’ultima, che si avvicina al 50% durante i mesi invernali. Parte dei rifiuti inceneriti è assimilata alle rinnovabili, come le biomasse, ma su questo non mi addentro, in assenza di dati precisi. Rilevo che, a riguardo, nemmeno l’Osservatorio sul termoutilizzatore di Brescia è riuscito a ottenere e diffondere cifre utili, credibili e verificabili.

Il bollino, dunque, non descrive la situazione bresciana. L’ho trovato all’interno di un articolo sul sito della stessa A2A che inizia così: “A2A ha raggiunto l’obiettivo sfidante in tema certificazione dell’energia termica e frigorifera prodotta da fonti rinnovabili e distribuita nelle sue reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento.
Il modello che A2A si è data per individuare e regolamentare questo settore è racchiuso nel suo disciplinare “Heating and Cooling 100% GREEN” che è stato validato da un ente certificatore terzo, RINA, come esempio per regolare la produzione e la distribuzione dell’energia termica e frigorifera rinnovabile in tutta Italia”.
Avete capito cosa vuol dire? Io faccio un po’ fatica, se c’è qualcuno che mi aiuta è benvenuto. Mi sembra che A2A voglia certificare la quota di teleriscaldamento derivante da fonti rinnovabili e che un ente terzo faccia da garante, la società Rina, ma non comprendo perché chiamare il disciplinare “Heating and Cooling 100% GREEN”, quando la quota di green è ben al di sotto del 100%. Forse quel 100% è un obiettivo a lungo termine, ben venga, ma messo così può generare confusione, come se fosse una realtà già adesso. O forse sono io che mi confondo facilmente.
Ad ogni modo, sempre sul sito di A2A, c’è quest’altra informazione: “Tra le prime aziende in Italia ad investire nel Teleriscaldamento, A2A Calore & Servizi è la società del Gruppo A2A leader nel settore. Da oltre 40 anni, infatti, progetta e realizza le attività di produzione e conduzione del calore nelle aree di Milano, Brescia e Bergamo, utilizzando esclusivamente fonti rinnovabili e di calore di recupero da altri cicli produttivi”. (Qui l’articolo completo: )
Esclusivamente fonti rinnovabili? In che senso? Mi pareva che a Brescia, restando nell’ambito locale, ci sia di mezzo il gas, che rinnovabile non è. E quindi come si arriva a “esclusivamente”? Anche qui, forse sono io che mi confondo facilmente.
Ad ogni modo, la certificazione delle fonti rinnovabili per il teleriscaldamento cittadino è una buona cosa. A patto che sia verificabile, ovvio. È una buona cosa ora che A2A sembra intenzionata a rivedere l’algoritmo usato per determinare le tariffe del teleriscaldamento, aumentate in modo vertiginoso nonostante l’uso dei rifiuti, il cui prezzo non ha subito aumenti, al contrario del gas. Lo ha annunciato il sindaco Del Bono, anche se pare che se ne parlerà solo a settembre, proprio a ridosso della riaccensione dei caloriferi. Be’, ma se le tariffe sono da rivedere, come Legambiente e altre realtà (politiche e non) chiedono da gennaio, facciamolo subito. Sono state depositate 900 firme perché ciò avvenga, il Comune potrebbe considerarle. È vero che questa disponibilità supposta è un buon segnale, perché fino a poco fa l’atteggiamento era “assolutamente no”, anche da parte della maggioranza di centrosinistra, ma, insomma, accelerare i tempi non guasterebbe.
Svisceriamo queste tariffe, svisceriamo le fonti di energia, discutiamone in maniera laica: d’altra parte, il 25% di A2A detenuto da Brescia dovrebbe servire anche a questo, no? Si chiama trasparenza, mi sa che va oltre un semplice bollino.