Originariamente pubblicato sul profilo Facebook di Emanuele Galesi.
“Tagli del personale”, “organici sempre più sofferenti per via del carico di lavoro”, “sistema a turni e orari disagevoli”, “burocrazia sempre più pesante”, “assente autonomia decisionale”, “soffocata premiazione della professionalità, totalmente disincentivata”.
Sono alcune citazioni tratte dallo studio “La grande fuga del personale sanitario”, pubblicato da Anaao Assomed e riguardante appunto l’abbandono del sistema sanitario lombardo da parte dei medici.
Il report è citato in un articolo pubblicato dal Giornale di Brescia, a firma di Anna Della Moretta ().
Un paio di settimane fa avevamo parlato della carenza di medici anche a Breccast, nella puntata che trovate qui: . In sostanza siamo di fronte al classico cane che si morde la coda: un imbuto formativo ha ridotto per anni le nuove leve, mentre le condizioni di lavoro e i tagli hanno disincentivato la permanenza nel pubblico (o addirittura in Italia) e la scelta di determinate specialità, considerate meno attraenti (non a caso, nei pronto soccorso ormai si lavora con personale proveniente dalle cooperative). Senza contare il peggioramento delle condizioni economiche, se comparate con il passato, visto che in Italia gli stipendi sono fermi. Da vent’anni.
Detto questo, usciamo un attimo dall’ambito ospedaliero e sanitario e rileggiamo le citazioni dello studio Anaao Assomed. Dalla prima, tagli del personale, all’ultima, professionalità disincentivata. E se il problema individuato nella sanità fosse in realtà strutturale e riguardasse più in generale il mondo del lavoro? Non tutto, non sempre, ma spesso. Per concludere: per quanti settori possono valere le considerazioni citate nel report?